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Il mal di testa, o cefalea, è uno dei disturbi più diffusi nella popolazione, ma anche tra i più complessi da interpretare.
Le cause possono essere molteplici: stress, predisposizione genetica, stimoli sensoriali, tensione muscolare o cambiamenti ormonali.
Tuttavia, un aspetto spesso trascurato riguarda il ruolo dell’alimentazione. Le nostre abitudini alimentari possono influenzare in modo significativo il funzionamento di organi chiave come intestino, fegato e pancreas, contribuendo all’insorgenza o al peggioramento della cefalea.  In quest’articolo, la Dott.ssa Giulia Verdone, esperta in nutrizione clinica, ci spiega come l’alimentazione possa influenzare la comparsa e l’intensità del mal di testa, illustrando i meccanismi che collegano intestino, fegato e metabolismo cerebrale, e offrendo consigli pratici per prevenirlo attraverso scelte nutrizionali mirate.

Quando la dieta influenza il mal di testa

Una dieta squilibrata, un intestino pigro o un fegato affaticato possono alterare gli equilibri metabolici e infiammatori dell’organismo. Ecco tre meccanismi principali che collegano alimentazione e cefalea:

  1. Accumulo di tossine

Un intestino che non funziona in modo efficiente rallenta l’eliminazione delle tossine, favorendo uno stato infiammatorio sistemico che può estendersi fino al cervello. Questo processo può contribuire a scatenare o peggiorare gli episodi di cefalea.

  1. Squilibri glicemici

Il cervello è estremamente sensibile alle variazioni di glucosio. Gli sbalzi glicemici (iperglicemia seguita da ipoglicemia reattiva) influenzano l’attività del sistema nervoso centrale e possono scatenare il mal di testa quando i livelli di zucchero nel sangue calano rapidamente.

  1. Fegato sovraccarico

Il fegato è il principale filtro dell’organismo. Quando è appesantito da eccessi alimentari, farmaci o alcol, il carico tossinico aumenta. In questi casi, può essere utile sostenere la sua funzione con rimedi naturali come il succo di limone o gli alimenti amari (radicchio, carciofo, cicoria), che favoriscono la depurazione e la digestione.

Cosa puoi fare per alleviare la cefalea con l’alimentazione

Un approccio alimentare equilibrato e consapevole può ridurre la frequenza e l’intensità del mal di testa. Ecco alcune indicazioni pratiche da tenere a mente:

  1. Scegli alimenti leggeri durante un attacco: in caso di mal di testa acuto, prediligi cibi semplici, poco elaborati e facilmente digeribili. Un rimedio naturale utile può essere una fetta di limone con un po’ di zucchero, da consumare intera per stimolare la funzione digestiva ed epatica e favorire l’eliminazione delle tossine. Da evitare in caso di diabete.
  2. Osserva come reagisci al caffè: il classico rimedio del caffè con limone può essere efficace in alcuni casi, ma non è valido per tutti. Se il caffè allevia il mal di testa, è possibile che la causa sia legata a fegato o glicemia: la caffeina stimola entrambi i sistemi. Se invece peggiora i sintomi, la cefalea potrebbe avere un’origine nervosa o vascolare, e la caffeina può aumentare l’eccitabilità del sistema nervoso. Questa reazione è un segnale utile per orientare il lavoro successivo.
  3. Rivedi le tue abitudini quotidiane: quando la cefalea è ricorrente, è importante analizzare la propria alimentazione nel lungo periodo. Affidarsi a un professionista della nutrizione può aiutare a individuare carenze, errori o eccessi che contribuiscono al disturbo e impostare una dieta personalizzata.

Conclusione

L’alimentazione gioca un ruolo determinante nella prevenzione e gestione del mal di testa.
Prendersi cura di intestino, fegato e glicemia attraverso una dieta equilibrata e scelte consapevoli può ridurre gli episodi di cefalea e migliorare il benessere generale.

 

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Il sale è uno degli ingredienti più utilizzati in cucina in tutto il mondo. Che sia aggiunto durante la cottura o usato per insaporire i piatti a tavola, il sale svolge un ruolo fondamentale non solo nel gusto, ma anche in alcune funzioni essenziali del nostro organismo. Tuttavia, come per molti altri alimenti, la parola chiave è moderazione.

Il sale da cucina (cloruro di sodio) è un elemento ampiamente presente nell’alimentazione quotidiana e rappresenta una fonte essenziale di sodio e cloruro, due elettroliti fondamentali per numerose funzioni fisiologiche. Nelle donne in età fertile, una corretta modulazione dell’apporto di sodio riveste un ruolo cruciale per il benessere cardiovascolare, ormonale e metabolico, oltre a influire sulla ritenzione idrica e sul bilancio minerale.

In questo articolo, Martina Deleuse, biologa nutrizionista del centro B-Woman, ci spiega quali sono i benefici e le funzioni del sale nella dieta delle donne in età fertile.

Proprietà e benefici del sale

  1. Regolazione dell’equilibrio idrosalino: Il sodio contenuto nel sale è essenziale per mantenere l’equilibrio dei liquidi corporei. Aiuta il corpo a regolare il volume del sangue e la pressione sanguigna, collaborando con il potassio e altri elettroliti.
  2. Regolazione dell’equilibrio idro-elettrolitico e della pressione osmotica influenzando la distribuzione dei fluidi tra compartimenti intra- ed extracellulari.
  3. Funzione nervosa e muscolare: Il sodio è necessario per la trasmissione degli impulsi nervosi e la contrazione muscolare., inclusi i muscoli uterini, scheletrici e cardiaci. Una carenza di sodio può portare a crampi, debolezza e confusione mentale.
  4. Supporto alla digestione e assorbimento dei nutrienti: Il cloruro, l’altro componente del sale da cucina, è fondamentale per la produzione di acido cloridrico nello stomaco, indispensabile per la digestione e l’assorbimento di alcuni nutrienti, come glucosio e aminoacidi attraverso co-trasportatori sodio-dipendenti.
  5. Modulazione della pressione arteriosa attraverso l’interazione con il sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS).
  6. Conservazione degli alimenti: Storicamente, il sale è stato utilizzato come conservante naturale. Ancora oggi, alcuni cibi salati (come formaggi stagionati o salumi) sono prodotti artigianali di alta qualità, se consumati con misura.

Effetti negativi

Nonostante i suoi benefici, un consumo eccessivo di sale può avere effetti negativi importanti sulla salute, tra i più importanti e comuni ritroviamo:

  • Ipertensione arteriosa: L’eccessivo apporto di sodio è uno dei principali fattori di rischio per l’aumento della pressione sanguigna, che a sua volta è legato a malattie cardiovascolari come ictus e infarto.
  • Ritenzione idrica: Troppo sale può causare un accumulo di liquidi, con gonfiore e senso di pesantezza, soprattutto in persone predisposte, importante regolare il rapporto acqua/sale nella propria dieta quotidiana.
  • Salute renale: L’eccesso di sodio può sovraccaricare i reni, aumentando il rischio di calcoli renali o insufficienza renale nel lungo termine.
  • Osteoporosi: Un’assunzione eccessiva di sodio può aumentare la perdita di calcio nelle urine, influendo negativamente sulla salute delle ossa

Consumo di sale e salute femminile

In riferimento al consumo di sale e salute femminile gli aspetti più importanti da tenere in considerazione sono sicuramente il rapporto tra ciclo mestruale e ritenzione idrica, la salute ossea e l’importanza della corretta funzionalità tiroidea per una buona fertilità.

  • Ciclo mestruale e ritenzione idrica

Fluttuazioni ormonali, in particolare di estrogeni e progesterone, influenzano la ritenzione di sodio e acqua. Nella fase luteinica, l’aumento del progesterone può determinare una maggiore attività dell’aldosterone, con conseguente ritenzione idrosalina. Un apporto elevato di sale in questa fase può accentuare sintomi premestruali quali gonfiore, tensione mammaria e cefalea.

  • Salute ossea

Un eccessivo introito di sodio è associato a un aumento dell’escrezione urinaria di calcio. In età fertile, questo può contribuire alla deplezione del patrimonio minerale osseo, soprattutto in soggetti con bassi livelli di assunzione di calcio o alterato assorbimento intestinale (es. in caso di celiachia o disturbi gastrointestinali).

  • Fertilità e tiroide

L’uso di sale iodato è raccomandato per prevenire carenze di iodio, micronutriente essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei (T3 e T4). Nelle donne in età fertile, una sufficiente funzionalità tiroidea è indispensabile per la regolarità del ciclo mestruale, la fertilità e lo sviluppo embrionale nelle fasi precoci della gravidanza.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda un consumo massimo di 5 grammi di sale al giorno (circa un cucchiaino), pari a circa 2 grammi di sodio. In media, però, la popolazione mondiale ne consuma quasi il doppio.

Rischi di un eccesso di sale:

  • Ipertensione arteriosa: il sodio in eccesso può aumentare la pressione arteriosa, un fattore di rischio per complicanze cardiovascolari e renali.
  • Sindrome premestruale (PMS): un elevato consumo di sodio è stato correlato con un peggioramento dei sintomi della PMS in alcuni studi osservazionali.
  • Disfunzione endoteliale e infiammazione: l’eccesso di sodio può influenzare negativamente la funzione endoteliale e promuovere processi infiammatori subclinici, con potenziali effetti su fertilità e salute vascolare.

Consigli pratici per un uso consapevole del sale: 

  • Preferire il sale iodato: In molti paesi, tra cui l’Italia, viene raccomandato l’uso di sale iodato per prevenire carenze di iodio, essenziale per la salute della tiroide.
  • Limitare i cibi ultra-processati: La maggior parte del sale che assumiamo non proviene dalla salatura, ma dagli alimenti confezionati (come snack, insaccati, zuppe pronte, pane industriale, ecc.).
  • Insaporire con alternative naturali: Spezie, erbe aromatiche, aglio, limone e aceto possono arricchire i piatti riducendo la necessità di sale aggiunto.
  • Leggere le etichette: Controllare il contenuto di sodio negli alimenti confezionati è un passo fondamentale per mantenere un apporto giornaliero equilibrato.

Conclusioni

Per le donne in età fertile, una corretta gestione dell’apporto di sale non è solo una questione di gusto o prevenzione cardiovascolare, ma un elemento integrato nella salute riproduttiva, ossea e metabolica. Il sale è un alleato prezioso della nostra salute se utilizzato con equilibrio e consapevolezza. Non va demonizzato, ma neppure sottovalutato. Ridurne l’eccesso nella dieta quotidiana è un passo semplice ma efficace verso uno stile di vita più sano. Come sempre in nutrizione, il segreto sta nella qualità, nella moderazione e nella varietà.

Bibliografia:

  1. World Health Organization. Guideline: Sodium intake for adults and children. WHO, 2012.
  2. Ministerio della Salute. Piano nazionale per la prevenzione del rischio legato al consumo di sale. 2016.
  3. Bertone-Johnson ER. “Premenstrual syndrome and premenstrual dysphoric disorder: epidemiology and treatment.” UpToDate. Aggiornato 2023.
  4. Blekkenhorst LC et al. “Dietary sodium and health: a narrative review of evidence from clinical trials and cohort studies.” Nutrients. 2020;12(11):3436.
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La Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) rappresenta una soluzione per molte coppie che affrontano difficoltà nel concepimento. Tuttavia, i farmaci utilizzati in questi trattamenti possono avere effetti collaterali che influenzano la sessualità sia maschile che femminile.

In questo articolo il Dr. Christian Biondi Lenoci, Psicologo specializzato in sessualità umana ci parla degli effetti sulla sessualità dei farmaci utilizzati nella PMA.

I farmaci utilizzati durante un percorso di PMA

Gli Agonisti e Antagonisti del GnRH: Questi farmaci regolano la secrezione di gonadotropine per controllare la stimolazione ovarica. Possono causare effetti collaterali come vampate di calore, sbalzi d’umore e secchezza vaginale, influenzando negativamente il desiderio e il comfort sessuale.

Le Gonadotropine (FSH e LH): Utilizzate per stimolare la maturazione follicolare, possono indurre sintomi come tensione mammaria, distensione addominale e variazioni dell’umore, che possono ridurre la libido e il piacere sessuale.

Il Progesterone: Somministrato per supportare la fase luteale, spesso per via vaginale, può causare effetti collaterali come affaticamento, depressione e alterazioni della libido.

Gli Estrogeni: Utilizzati per preparare l’endometrio, possono influenzare l’umore e il desiderio sessuale, con possibili effetti sia positivi che negativi a seconda della risposta individuale.

Interazione tra farmaci utilizzati nella PMA e altri medicinali 

È fondamentale considerare le interazioni tra i farmaci utilizzati nella PMA e altri medicinali o integratori assunti dai pazienti. Ad esempio, alcuni antinfiammatori possono compromettere la qualità del liquido seminale negli uomini, mentre i corticosteroidi possono interferire con il meccanismo ovulatorio nelle donne. Tali interazioni possono avere ripercussioni sulla fertilità e sulla funzione sessuale. È sempre necessario riferire al medico in fase di anamnesi ogni terapia assunta.

Impatto psicologico dei percorsi di Medicina della Riproduzione

Oltre agli effetti fisiologici, i trattamenti di PMA possono avere un impatto psicologico significativo.    Lo stress e l’ansia associati al percorso terapeutico possono contribuire a disfunzioni sessuali, come la diminuzione del desiderio o difficoltà erettili. La comunicazione aperta tra i partner e il supporto psicologico sono essenziali per affrontare queste sfide.

Conclusioni 

In conclusione i farmaci impiegati nella PMA sono fondamentali per il successo riproduttivo, ma possono avere effetti collaterali che influenzano la sessualità. Una gestione attenta, che includa la valutazione delle interazioni farmacologiche e il supporto psicologico, è cruciale per minimizzare l’impatto sulla funzione sessuale e mantenere il benessere della coppia durante il trattamento.

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L’aborto durante un percorso di Fecondazione Assistita: un viaggio di dolore, limiti e rinascita

Affrontare un percorso di fecondazione assistita è un viaggio emozionante, ma spesso complesso e carico di aspettative. Purtroppo, a volte questo percorso può essere segnato da eventi dolorosi come l’aborto. È un’esperienza che può scuotere profondamente la coppia e mettere alla prova la loro resilienza.

La Dr.ssa Giulia Piergallini, psicoterapeuta del Centro B-Woman, in questo articolo approfondisce l’argomento.

L’aborto nel contesto della PMA

L’aborto, indipendentemente dalle circostanze, rappresenta una perdita significativa. Quando si verifica durante un percorso di fecondazione assistita, può sembrare particolarmente ingiusto dopo tanto impegno e speranza. È importante riconoscere e validare questo dolore, senza minimizzarlo.

Allo stesso tempo, è cruciale comprendere che nel contesto della PMA (Procreazione Medicalmente Assistita), l’aborto o altri tipi di fallimenti possono accadere. Affrontare il tema dei limiti e del fallimento è fondamentale per prepararsi emotivamente e psicologicamente.

Dolore ed emozioni

L’aborto può suscitare una gamma di emozioni intense: tristezza, rabbia, senso di colpa e frustrazione. Queste emozioni possono essere amplificate dal contesto della fecondazione assistita, dove ogni passo è monitorato e ogni risultato è atteso con trepidazione. È essenziale avere uno spazio sicuro dove poter esprimere questi sentimenti.

Riconoscere i propri limiti e la possibilità di fallimento è una parte importante del percorso di fecondazione assistita. È naturale sperare nel successo, ma è altrettanto importante essere preparati a eventuali ostacoli. Questo non significa perdere la speranza, ma piuttosto costruire una resilienza emotiva che permetta di affrontare le difficoltà senza sentirsi sopraffatti.

L’importanza del supporto psicologico

Rivolgersi a un professionista esperto, Terapie come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) possono aiutare a elaborare il trauma e a trovare nuovi equilibri emotivi. Il supporto psicologico può essere determinante non solo nei momenti di dolore, ma anche nella preparazione ad affrontare l’intero percorso con maggiore consapevolezza.

Parlare con il partner e con il proprio medico è cruciale. La comunicazione aperta può aiutare a costruire un supporto reciproco e a prendere decisioni informate per il futuro. È importante anche coinvolgere eventuali altri membri della famiglia o amici stretti che possono offrire ulteriore sostegno.

Conclusioni

Nonostante il dolore e i possibili fallimenti, molte coppie trovano la forza di continuare il loro percorso. Ogni esperienza, anche la più dolorosa, può diventare una fonte di crescita personale e di coppia. Affrontare e superare insieme queste sfide può rafforzare il legame e preparare il terreno per future possibilità.

Ricordate, ogni percorso è unico e il vostro viaggio merita rispetto e comprensione. 

 

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L’amenorrea ipotalamica funzionale è una tra le cause di infertilità femminile sempre più frequente
soprattutto tra le nuove generazioni. Si tratta di una problematica di anovulazione (maggiore a tre
mesi in donne con cicli regolari o per più di sei mesi in donne con cicli irregolari) associata allo
stress, alla perdita di peso, all’esercizio fisico eccessivo o ad una loro combinazione, che può
avere un impatto sull’equilibrio endocrino ed una compromissione della capacità riproduttiva.

In questo articolo, la Dott.ssa Elisabetta Bordignon, biologa nutrizionista, parla di amenorrea e infertilità e di come supportare una corretta ciclicità dal punto di vista alimentare.

Amenorrea e alimentazione 

Dopo la diagnosi medica di amenorrea ipotalamica, l’alimentazione è uno degli aspetti principali
da tenere in considerazione e su cui andare ad agire. Non è però automatico che il ciclo arrivi una
volta raggiunto un buon equilibrio alimentare e un corretto peso corporeo se i fattori stressogeni
sono ancora presenti: è importante infatti lavorare, anche dal punto di vista psicologico, su un
buon rapporto con il cibo e sulla gestione di eventuali paure e/o ipercontrollo alimentare.

Per quanto riguarda l’alimentazione, è fondamentale ripristinare eventuali carenze e garantire il
giusto nutrimento, tendo presente soprattutto alcuni fattori.

I fattori da tenere in considerazione 

APPORTO CALORICO CORRETTO: per permettere di raggiungere una percentuale di massa
grassa adeguata al ripristino del corretto equilibrio ormonale.

In presenza di sottopeso, è fondamentale inserire uno spuntino completo a metà mattina e
pomeriggio contenente una quota di grassi buoni associati a proteine e/o carboidrati come ad
esempio del kefir con frutti rossi e semi oleosi oppure del parmigiano associato ad un frutto di
stagione.

GRASSI BUONI: il nutriente fondamentale per la salute ciclica e ormonale della donna. Via libera
all’olio extravergine di oliva, olive, frutta secca a guscio e semi oleosi. Prediligere inoltre pesce
azzurro (sgombro, acciughe, sardine) e consumare salmone selvaggio non di allevamento.
Altre fonti lipidiche importanti in presenza di amenorrea sono le uova, i latticini rigorosamente
interi, il burro chiarificato (ghee) e la carne grass-fed, ovvero da animali non sottoposti a
trattamenti intensivi.

CARBOIDRATI: devono essere presenti nelle giuste quantità. Diete low-carb non sono consigliate
in quanto potrebbero influenzare negativamente la ciclicità e la produzione degli ormoni
sessuali. E’ consigliato variare tipologie di carboidrati ed inserire nell’alimentazione anche
cereali in chicco (come farro, quinoa, grano saraceno, ecc) ricchi di preziosi nutrienti.

PROTEINE: è consigliato inserire una quota proteica ad ogni pasto. Variare tra le diverse fonti
proteiche, prediligendo proteine nobili e di qualità.

Esempio di pasto: Riso venere condito con olio, salmone selvaggio a listarelle, zucchine trifolate in
padella e avocado a pezzetti.

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Il percorso di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) è già, di per sé, un’esperienza emotivamente intensa e talvolta stressante. Tuttavia, quando si affronta questo processo con un passato segnato da traumi non elaborati, le difficoltà possono amplificarsi in modi spesso sottovalutati.

La Dr.ssa Giulia Piergallini, psicoterapeuta del Centro B-Woman, in questo articolo ci parla di come i traumi pregressi possono condizionare il percorso di PMA.

I traumi del passato 

I traumi pregressi, che possono includere esperienze di aborti, perdite importanti o altri eventi, lasciano un’impronta profonda sulla psiche umana. Il cervello traumatizzato vive in uno stato di allerta costante, anche quando la minaccia non è più presente, influenzando direttamente la capacità di gestire nuove situazioni di stress. Nel contesto della PMA, questo può risultare particolarmente pericoloso.

Quando il trauma non è stato elaborato adeguatamente, il cervello rimane imprigionato in una sorta di ciclo emotivo, in cui le nuove sfide – come le incertezze e i fallimenti tipici del percorso di PMA – vengono vissute non come eventi separati, ma come una continuazione del trauma originario.

È come se la mente non fosse in grado di distinguere il passato dal presente, aumentando il rischio di rivivere le emozioni negative associate ai traumi precedenti.

La vulnerabilità durante il percorso di PMA 

Uno degli aspetti più rilevanti in questo contesto è la vulnerabilità del cervello già traumatizzato. Durante il percorso di PMA, l’ansia, il timore di un fallimento o la possibilità di una nuova perdita possono mettere a dura prova la capacità di resistenza emotiva, generando reazioni sproporzionate o addirittura ostacolando il successo del trattamento.

Studi neuroscientifici hanno dimostrato che un trauma passato può alterare il modo in cui il nostro sistema nervoso reagisce agli eventi stressanti: il corpo rimane “sintonizzato” sulla minaccia, aumentando i livelli di cortisolo e attivando costantemente la risposta di “lotta o fuga”.

Questo stato prolungato di stress cronico può avere un impatto significativo sulla salute fisica e sulla fertilità stessa.

La componente simbolica

Inoltre, c’è un’importante componente simbolica da considerare. La PMA rappresenta per molte coppie una possibilità di realizzazione, di vita e speranza.

Tuttavia, per chi ha subito traumi significativi, questo percorso può attivare un conflitto interiore. La paura della perdita e del fallimento può diventare così opprimente da bloccare il processo stesso, con il rischio di innescare una sorta di “autoprotezione emotiva” che limita la capacità di lasciarsi andare e accettare l’esito, qualunque esso sia.

L’importanza del supporto psicologico 

Per questi motivi, è fondamentale che le coppie che si apprestano ad affrontare un percorso di PMA e che hanno vissuto eventi traumatici in passato, ricevano un adeguato supporto psicologico.

Lavorare sui traumi, elaborare il dolore e il lutto pregresso non significa “cancellare” ciò che è accaduto, ma trasformarlo in qualcosa di gestibile e sopportabile. Solo così si può creare uno spazio emotivo sicuro in cui affrontare le difficoltà del presente senza essere intrappolati dalle ombre del passato.

 

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Staccare completamente da tutto per ricaricare corpo e mente al fine di intraprendere al meglio un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita al rientro dalle ferie o sfruttare questo periodo di calma e di ritmi più lenti per dedicarsi al 100% al percorso già intrapreso?

La risposta è sicuramente personale ed intima per ogni coppia, varierà a seconda dei propri sentimenti nei confronti del percorso, dei propri timori, delle proprie sensazioni e necessità.

In questo articolo la Dott.ssa Martina Deleuse, biologa nutrizionista del centro B-Woman, approfondisce l’argomento.

Esiste però un modo per conciliare le ferie con le varie fasi di un trattamento PMA?

Certo che si! E può essere molto più naturale e semplice del previsto…Vi forniamo qui qualche piccolo consiglio da portare in vacanza o da sfruttare a casa sia che siate in una pausa momentanea dal vostro percorso di PMA sia che siate proprio nel mentre.

Gestire lo stress

Quale momento più ideale? In entrambi i casi avere dei ritmi più lenti potrà aiutare la coppia nella gestione dello stress per vivere il tutto più lucidamente e partire più riposati. Fare attività meditative, camminare, dedicarsi alla lettura, passare qualche momento di svago con amici e famiglia o da soli in coppia, concedendosi un po’ di tempo spensierato in due, potrà aiutare a ridurre lo stress ed a gestire meglio quello stato infiammatorio di basso grado che spesso è tipico di chi vive a ritmi serrati ed ha giornate ricche di pensieri e sonno disturbato.

Praticare attività fisica

Muovere il proprio corpo, soprattutto per chi fa un lavoro sedentario durante tutto l’anno aiuterà a sentirsi meglio sia fisicamente che mentalmente. Non è necessario andare in palestra o fare un’attività fisica strutturata. Soprattutto se la stimolazione ormonale è in corso, sarà sufficiente camminare, nuotare, fare una vita attiva anche nei posti di vacanza come mare o montagna.

Migliorerà il drenaggio dei liquidi corporei, la qualità del sonno, l’umore e la regolarità intestinale. Tutte funzioni fondamentali per la donna in corso di trattamento PMA.

Seguire una corretta alimentazione

Anche in vacanza prediligere cibi freschi e di stagione. Prodotti non processati, ricchi di antiossidanti naturali e vitamine. Limitare al massimo il consumo di alcool ed evitarlo se si è già in trattamento PMA. Ricordiamo che non esiste infatti una dose considerata “sicura” per la donna durante la fase pre-gestazionale, della gestazione e poi dell’allattamento.

Concedersi qualche sfizio in più a tavola, soprattutto in attimi di convivialità, potrà aiutare in alcune situazioni ad alleviare lo stress.

Idratarsi correttamente

Consumare cibi freschi ricchi di acqua di vegetazione, frutta fresca e verdura ed un’adeguata dose di acqua durante la giornata, considerando le temperature più elevate nel periodo estivo.

Evitare lunghe esposizioni al sole

Nello specifico per chi già è in corso di terapia ormonale, è importante in ogni caso usare sempre una buona protezione solare per evitare macchie e reazioni di vario genere sulla pelle e protezioni fisiche come ad esempio il cappello.

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Molte persone che si approcciano ai trattamenti di Fecondazione Assistita dopo i 40 anni si chiedono se sia giusto fare un figlio a questa età. Non esiste una risposta univoca, poiché vanno considerati elementi come l’età dell’altro partner, la rete sociale, la situazione economica e le possibilità di supporto familiare.

In questo articolo la Dott.ssa Valentina Berruti approfondisce l’argomento.

L’età media delle donne che accedono ai trattamenti di PMA 

Negli ultimi anni, il trend è cambiato. Secondo una relazione al Parlamento del Ministero della Salute, l’età media delle donne che si sottopongono a un trattamento di fecondazione assistita con ovociti donati è di 41,8 anni. Questo indica che molte donne hanno dovuto rimandare la maternità per motivi che vanno dalla realizzazione personale alla difficoltà di trovare una relazione stabile quando si è concentrati su altri aspetti della vita.

Il ritardo nel progetto genitoriale genera spesso rimpianti per non averci pensato prima e sensi di colpa per scelte che, col senno di poi, vengono giudicate sbagliate, poiché con l’aumentare dell’età diminuisce la fertilità e la probabilità di concepire naturalmente.

Fino a che età è giusto considerare la possibilità di avere un figlio?

Una delle domande più frequenti che ascolto in terapia è fino a che età sia giusto considerare la possibilità di avere un figlio. Il mio compito non è dare una risposta, ma capire cosa significhi per quella coppia avere un figlio e quanto l’età avanzata possa influenzare la relazione genitoriale. Ad esempio, la nostra società pone dei limiti per l’adozione, stabilendo che tra l’adottando e il futuro genitore non ci debba essere una differenza di età superiore ai 45 anni. Nella fecondazione assistita, il limite di buon senso è fissato a 50 anni. È importante comprendere cosa sia realmente giusto per il futuro figlio.

È altrettanto fondamentale che la coppia sia d’accordo nella scelta di avere un figlio tardi e sia consapevole dei limiti non solo pratici, ma anche psicologici.

Il discorso è complesso e non si può semplificare affermando che superata una certa età non sia possibile avere figli. In Italia, l’età media di vita è di 82,4 anni (dati ISTAT 2020), ma questo dato non può essere preso come riferimento per fare un figlio.

Da un punto di vista psicologico, va compreso come la coppia viva l’idea di avere un figlio in età avanzata.

Una valutazione onesta delle proprio motivazioni, risorse e capacità è fondamentale

In definitiva, la decisione di diventare genitori dopo i 40 anni dipende dalle circostanze individuali e dalle risorse disponibili per garantire il benessere dei figli. Una valutazione attenta e onesta delle proprie motivazioni, risorse e capacità è fondamentale, così come l’apertura a ricevere supporto da professionisti della salute mentale, se necessario, per affrontare eventuali preoccupazioni o ansie.

Non è raro incontrare coppie in terapia che mi chiedono se sia giusto decidere di avere un figlio tardi e con una tecnica di fecondazione assistita. La risposta va cercata nelle loro motivazioni profonde e nella loro capacità di affrontare le sfide che questa scelta comporta. Va compreso il significato di questa domanda e se la coppia considera la propria età un limite o una risorsa.

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La nutrizione funzionale considera i lipidi nutrienti indispensabili ed essenziali per l’organismo.

Nonostante le evidenze scientifiche, siamo ancora sommersi da slogan di prodotti “senza grassi” pubblicizzati erroneamente come più naturali e sani. La fobia verso tutti gli alimenti ricchi di grassi ha permesso all’industria di offrire sempre più prodotti “light” e dunque “più magri” o amici della linea. Il consumatore si aspetta che un alimento magro, ovvero con pochi grassi e dunque meno calorico, non contribuisca all’aumento di peso.

La realtà però è molto diversa ed è il caso di parlare del latte scremato e delle bevande vegetali sostitutive. Sono veramente più salutari? Spesso no.

In questo articolo la Dott.ssa Giulia Verdone approfondisce l’argomento e ci parla di “latte intero e falsi miti”.

Latte intero e latte scremato: un’analisi dei nutrienti

Analizzando i nutrienti delle singole bevande, vi sorprenderà sapere che il latte intero non ingrassa più di quello scremato; anzi, è esattamente il contrario. Latte e yogurt scremati vengono privati della frazione grassa e risultano quindi più alti in zuccheri ed acqua. Il grasso naturalmente presente nel latte, insieme alla vitamina D, che è liposolubile, è fondamentale per l’assorbimento del calcio.

Il latte intero risulta quindi una scelta più salutare e saziante sia dal punto di vista nutritivo che della linea, offrendo una sazietà prolungata.

Le bevande vegetali 

Le bevande vegetali, invece, sono ottenute macinando cereali, semi o legumi (riso, avena, soia) e, invece di contenere grassi sani, generalmente contengono più zuccheri, con un indice glicemico più alto, stimolando il rilascio di insulina.

Queste bevande sono più un piacere o un’alternativa per chi è intollerante al lattosio e non vuole rinunciare alle proprie abitudini, ma bisogna fare attenzione agli zuccheri in eccesso e distinguere tra le diverse tipologie di bevande vegetali.

Conclusioni

In conclusione, possiamo dire che latte, yogurt e formaggi “light” sono spesso più costosi, poco sazianti e possono portare ad un aumento del consumo complessivo di cibo, nonché ad un aumento del girovita. L’accumulo di grasso corporeo, specialmente quello addominale, dipende più dagli eccessi di zuccheri che dai grassi sani presenti negli alimenti.

 

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