Disbiosi intestinale: cos’è, sintomi e cura

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In questo articolo, Annarita Perrotta, biologa nutrizionista del centro B-Woman, ci spiega che cos’è la disbiosi intestinale, quali sono i sintomi, come avviene la diagnosi e come curare la disbiosi con strategie nutrizionali ad hoc.

Il ruolo del microbiota intestinale

All’interno del nostro intestino sono presenti innumerevoli microorganismi di origine batterica, conosciuti con il nome di microbiota. Quest’ultimo svolge funzioni biochimiche molto importanti, tanto da essere considerato un organo metabolico a tutti gli effetti, il quale influenza in maniera notevole la nostra salute ed un eventuale sviluppo di patologie.

Quando la composizione del microbiota è diversificata e bilanciata, con una predominanza di batteri benefici, si parla di eubiosi. Qualsiasi alterazione dell’eubiosi intestinale o della composizione del microbiota viene definita disbiosi.

Che cos’è la disbiosi intestinale e quali sono le cause

La disbiosi è un processo patologico, ed è una condizione comune nella nostra società, la quale può essere causata da vari fattori, tra cui età, alimentazione scorretta, obesità, uso di antibiotici, sedentarietà, stress eccessivo, equilibri ormonali alterati. La disbiosi è legata allo sviluppo di una serie di patologie, tra cui diabete di tipo II, allergie, obesità, malattie croniche intestinali, problematiche epatiche, problemi gastrici. La disbiosi intestinale, inoltre, può avere un effetto anche sulla fertilità femminile.

Disbiosi intestinale e fertilità femminile

Numerosi studi hanno dimostrato che la disbiosi intestinale è presente in disturbi associati all’infertilità come endometriosi, sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), insulino – resistenza e obesità, tutte condizioni caratterizzate da uno sto pro infiammatorio che influenza negativamente la fertilità.

Inoltre, è stata studiata la correlazione esistente tra il microbiota intestinale e quello vaginale: uno squilibrio nel microbiota intestinale potrebbe causare uno squilibrio anche nel microbiota vaginale e uterino, con conseguenze negative sulla capacità dell’endometrio di accogliere l’impianto embrionale. Inoltre, la disbiosi può indurre la sindrome dell’intestino permeabile, una condizione in cui le cellule intestinali non sono più adese perfettamente tra loro, e questo può causare una conseguente permeazione di batteri, endotossine e produzione alterata di altri metaboliti, i quali causano un’infiammazione cronica di basso grado, condizione legata allo sviluppo di diverse malattie, anche collegate all’infertilità.

I sintomi della disbiosi intestinale e gli esami per diagnosticarla

Sintomi comuni di disbiosi possono essere gonfiore addominale, problematiche gastriche, alvo non regolare, senso di affaticamento. Per diagnosticare una disbiosi intestinale è importante effettuare una valutazione clinica approfondita, attraverso vari esami (test delle urine, test del microbiota fecale, analisi colturali delle feci).

Come intervenire dopo la diagnosi

Una volta appurata la presenza disbiosi, è necessario intervenire su vari aspetti legati allo stile di vita, in primis sull’alimentazione. Numerosi studi hanno dimostrato la correlazione diretta tra alimentazione e microbiota intestinale: i nutrienti possono interagire direttamente con i microrganismi per promuovere o inibire la loro crescita.

La dieta occidentale ricca di zuccheri raffinati e grassi saturi ha un impatto negativo sulla salute dell’intestino ed è strettamente legata ad una condizione di infiammazione. Il consiglio, in questi casi, è di iniziare un percorso nutrizionale personalizzato, che tenga in considerazione le abitudini ed il contesto in cui si trova il paziente, la tipologia di disbiosi e altri fattori.

Consigli nutrizionali in caso di disbiosi

Qualche consiglio generale:

  • bilanciare i pasti e regolare i nutrienti;
  • prediligere l’assunzione di alimenti funzionali, come ad esempio, grassi buoni o cibi fermentati (yogurt, kefir, crauti, kombucha), i quali contengono batteri probiotici importanti, e fibre prebiotiche come l’inulina (contenuta in verdure come cicoria, carciofi, asparagi, cipolle);
  • modulare l’assunzione di fibra: è necessario valutare lo stato di infiammazione della persona per scegliere la tipologia e la quantità di fibra da introdurre;
  • limitare l’assunzione di cibi raffinati e pro-infiammatori;
  • scegliere alimenti e fonti proteiche di qualità (pesce pescato, uova biologiche, carne grass-fed).

Anche il timing di assunzione è importante: jet leg e ritmi circadiani alterati possono avere un effetto negativo sul microbiota. Altrettanto importante è valutare il giusto protocollo di integrazione, in particolare di probiotici e lattobacilli, fondamentali per l’eubiosi, e agire, inoltre, sulla gestione dello stress e sull’incremento dell’attività fisica.

Conclusioni

In conclusione, il microbiota intestinale è fondamentale per la salute di un individuo, ancora di più per quella riproduttiva. È importante dunque, in caso di disbiosi, intervenire subito per risolvere questa condizione patologica, agendo sui vari aspetti legati allo stile di vita.

 

 


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