Cos’è
La sindrome dell’ovaio policistico è una sindrome endocrino-metabolica che interessa il 4-12% delle donne in età riproduttiva, spesso correlata a problematiche di fertilità.
Possibili cause
La vera causa della PCOS è sconosciuta e probabilmente deriva da una combinazione di fattori come fattori genetici, esposizione ad alti livelli di androgeni durante la vita prenatale, fattori epigenetici e fattori ambientali.
Nell’eziopatogenesi della PCOS sono coinvolti:
- insulino-resistenza (IR)
- l’aumento degli androgeni
L’insulino-resistenza contribuisce all’accumulo di tessuto adiposo in sede viscerale con il rischio di sviluppare obesità (circa il 50% delle donne con PCOS è obesa) e i disordini ad essa correlati (es. sindrome metabolica, ridotta tolleranza al glucosio, diabete mellito di tipo 2, ipertensione arteriosa e disfunzione vascolare endoteliale, dislipidemia, aterosclerosi, iperplasia e carcinoma dell’endometrio).
L’eccesso di androgeni circolanti impedisce la corretta maturazione follicolare, determinando sia anovulazione che i segni clinici della sindrome (acne, irsutismo etc.).
Come si manifesta
La PCOS può manifestarsi con uno o più dei seguenti segni:
- Presenza di un ciclo altamente irregolare (oligomenorrea) oppure assenza totale del ciclomestruale (amenorrea)
- Irsutismo (eccesso apparato pilifero) su viso e petto,
- Perdita di capelli (alopecia),
- Eccesso di sebo che può manifestarsi in gravi forma di dermatite seborroica e/o acne.
- Obesità (nel 50%dei casi)
- Ovaie ingrandite per la presenza di numerosi follicoli in vari stati di sviluppo non raggiungenti mai la dominanza completa.
La diagnosi
La diagnosi si esegue attraverso dosaggi ormoni ed ecografia ginecologica. La disfunzione più comune è oligomenorrea/amenorrea che si associa ad un quadro metabolico di insulina resistenza.
Nel 2003 il Rotterdam ESHRE (European Society of Human Reproduction and Embryology) e ASRM(American Society or Reproductive Medicine) PCOS Consensus Workshop Group (PMID 14711538) ha proposto una revisione dei criteri diagnostici, definendo come PCOS la presenza di almeno due dei seguenti criteri:
– oligo-anovulazione
– iperandrogenismo (segni clinici o laboratoristici)
– ovaio policistico (segno morfologico riscontrabile all’esame ecografico)
con esclusione di iperplasia surrenale congenita, sindrome di Cushing e tumori surrenalici o ovarici secernenti androgeni.
Come curarla
La terapia è condizionata sia dalla gravità dei sintomi che dalle intenzioni riproduttive della paziente. Infatti, questa condizione clinica può essere correlata ad un quadro di infertilità.
L’intervento terapeutico è finalizzato a controllare la ciclicità mestruale e i sanguinamenti disfunzionali e a ridurre le altre manifestazioni cliniche (irsutismo, acne e seborrea).
Se la gravidanza non è il principale obiettivo è possibile utilizzare:
- Terapia contraccettiva per correggere le irregolarità mestruali.
- Terapia antiandrogenica se sono presenti importanti sintomi cutanei.
- Modulatori del metabolismo glucidico (es. metformina).
La dieta ed un corretto stile di vita, soprattutto l’attività fisica, hanno un ruolo chiave nella gestione di questa sindrome per determinare un miglioramento dell’insulino-resistenza.
PCOS e fertilità
I cicli anovulatori rendono la PCOS una delle cause principali di infertilità femminile. La fecondazione assistita certamente rappresenta una delle possibili soluzioni, tuttavia, queste pazienti mostrano:
- Elevato numero di follicoli reclutati ed ovociti recuperati ma basso grado di maturità ovocitaria,
- Aumentato rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica,
- Riduzione delle percentuali di gravidanza,
- Aumentato rischio di aborto spontaneo.
Il problema ovulatorio non è l’unico responsabile di infertilità nella donna con PCOS. Secondo recenti evidenze, i disturbi riproduttivi comprendono anche le alterazioni endometriali che comportano problematiche all’impianto dell’embrione, alterazioni dell’invasione trofoblastica e della placentazione, nonché un peggiori outcome ostetrici e complicanze (PMID: 22508703, PMID: 23756703).
Il ruolo dell’alimentazione
Numerosi studi dimostrano come un regime dietetico specifico per la paziente PCOS determini un miglioramento dell’insulino-resistenza (PMID28416368)tale da ripristinare, nella maggior parte dei casi, un ciclo ovulatorio regolare.
Un regime alimentare specifico in questi pazienti può agire su più fronti:
- migliorare la resistenza all’insulina,
- migliorare le funzioni metaboliche,
- migliorare le funzioni riproduttive (nel caso di donne obese è stato dimostrato che anche una riduzione relativamente bassa del peso nell’ordine del ≈5%, può migliorare problemi come l’insulino-resistenza, alti livelli di androgeni, disfunzioni del sistema riproduttivo e fertilità (PMID1559293))
Nelle pazienti PCOS il regime alimentare deve essere:
- A BASSO CARICO GLICEMICO: l’aspetto più importante del regime alimentare per le pazienti PCOS è senza dubbio il carico glicemico dei pasti (PMID: 9020271), che non vuol dire semplicemente consumare cibi a basso indice glicemico! Consumare cibi a basso indice glicemico non sempre vuol dire tenere sotto controllo i livelli di zucchero nel sangue perché questo non dipende solo dal tipo di alimento, ma anche e soprattutto dalle sue quantità. Ad esempio, incide in modo molto più negativo sulla glicemia un cibo a basso o medio indice glicemico consumato in grandi quantità, rispetto a un cibo ad alto indice glicemico ma consumato in quantità esigue, aggiungendo una componente di fibra come le verdure e/o di grassi “buoni” come l’olio extravergine e/o proteine (carne, pesce o legumi) avremo una conseguente diminuzione del carico glicemico.
- ANTINFIAMMATORIO: recenti studi che dimostrano un legame tra disregolazione immunitaria, ormoni e PCOS. In particolare, gli elevati livelli di estrogeni e androgeni possono causare una stimolazione persistente del sistema immunitario in queste pazienti, portando ad un aumento delle cellule proinfiammatorie e una diminuizione delle cellule anti-infiammatorie. Lo squilibrio del microambiente immunitario di conseguenza può generare la produzione di autoanticorpi ed innescare malattie autoimmuni. Inoltre, lo stato infiammatorio cronico che si genera andrà ad influenzare negativamente la follicologenesi (PMID: 32256193).
Cosa Eliminare:
- Zuccheri e prodotti raffinati (es. dolci o biscotti industiali)
- Caffè
- Alchool,
- Alimenti contenenti grassi saturi
- Cibi fritti industiali
Cosa Ridurre:
- Farine bianche
- Pane bianco
- Carne rossa, perché favorisce le prostaglandine negative che causano infiammazione. Inoltre possono contenere dosi elevate di inquinanti ambientali.
- Latticini, perché possono contribuire alla stimolazione della produzione di prostaglandine PGE2 e PGF2a, responsabili di alcuni processi infiammatori e perché hanno un alto indice insulinemico.
Cosa Prediligere:
- Consumo di omega3, perchè favoriscono la produzione della prostaglandina PGE1 che riduce il livello di infiammazione
- Consumo di fibre
- Consumo di legumi
- Frutta a basso indice glicemico e con proprietà antiossidanti (in generale tutti i frutti
- rossi es. frutti di bosco, mirtilli, etc.), mai sola lontano dai pasti.
- cottura al dente di pasta e rico (la pasta scotta ha un indice glicemico più alto)
- consumare i carboidrati come pasta o ricco sempre in combinazione con verdure (fibre) e/o grassi buoni (es. l’olio EVO) e/o proteine (carne, pesce,legumi) in modo da abbassare il carico glicemico complessivo del pasto (es. pasta sempre saltata in padella con olio EVO e verdure).
- Prediligere l’impiego del pane di segale nero;
- Spezie dalle proprietà ipoglicemizzantI e infiammatorie come la curcuma e la cannella (PMID: 29206254, PMID: 22107597, PMID: 30379170, ),
Impiego dell’aglio, anche solo schiacciato e lasciato soffriggere per pochi minuti in olio EVO, dalle notevoli proprietà ipoglicemizzanti e antinfiammatorie (PMID: 24664286; PMID: 30704060).