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Il basilico è una pianta aromatica coltivata e utilizzata in tutto il mondo per le sue proprietà culinarie, medicinali e aromatiche. Ricco di oli essenziali, vitamina A e vitamina C, il basilico svolge una forte azione sedativa sul sistema nervoso centrale poiché svolge un’azione tonificante sul fegato.

In questo articolo, Martina Deleuse, biologa nutrizionista del centro B-Woman, ci spiega quali sono le proprietà e i benefici per la salute del basilico.

Origini del basilico

Il basilico è probabilmente originario dell’India, dove era considerato un’erba sacra, veniva poco usato in cucina. In Cina trova ampio uso come pianta medicinale da più di 3.000 anni ed è tutt’ora impiegato per curare gli spasmi intestinali, problemi circolatori e dolori renali.

Il suo utilizzo come erba aromatica risale al tempo dei Romani che le attribuivano anche l’onore di essere una pianta simbolo degli innamorati.

Proprietà del basilico 

Il basilico contiene molti oli essenziali, potassio, calcio, ferro, vitamina A e vitamina C.

Ha una forte azione sedativa sia sul sistema nervoso centrale poiché svolge un’azione tonificante sul fegato, organo che possiamo considerare come uno dei principali regolatori di tutto il sistema nervoso in quanto ha un’influenza sullo stato dei neurocettori deputati alla trasmissione dell’impulso nervoso.

La sua azione sedativa influenza inoltre anche la salute delle mucose dell’apparato digerente svolgendo su di esse un’azione carminativa, come quella di una tisana.

Utilizzo in cucina

Viene impiegato in cucina preferibilmente fresco e non essiccato, poiché usato in quest’ultima modalità, se consumato in grandi quantità, ha dei potenziali effetti nocivi sulla salute dovuti all’alto contenuto di estragolo.

Il basilico può essere usato da solo o in abbinamento ad altre spezie come aglio, timo e origano. Viene spesso usato per profumare salse di pomodoro e nella preparazione del pesto, salsa usata principalmente per condire pasta, riso e patate.

Come consumarlo

  • Pasta pomodoro e basilico;
  • Foglie fresche aggiunte all’insalata;
  • Ingrediente base nella preparazione del pesto;

Ricetta per infuso a base di basilico

Infuso di basilico per spasmi gastrici:

Mettere in infusione 5g di foglie di basilico fresco in una tazza di acqua bollente con succo di limone e 1 cucchiaino di zucchero.

 

 

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L’aborto durante un percorso di Fecondazione Assistita: un viaggio di dolore, limiti e rinascita

Affrontare un percorso di fecondazione assistita è un viaggio emozionante, ma spesso complesso e carico di aspettative. Purtroppo, a volte questo percorso può essere segnato da eventi dolorosi come l’aborto. È un’esperienza che può scuotere profondamente la coppia e mettere alla prova la loro resilienza.

La Dr.ssa Giulia Piergallini, psicoterapeuta del Centro B-Woman, in questo articolo approfondisce l’argomento.

L’aborto nel contesto della PMA

L’aborto, indipendentemente dalle circostanze, rappresenta una perdita significativa. Quando si verifica durante un percorso di fecondazione assistita, può sembrare particolarmente ingiusto dopo tanto impegno e speranza. È importante riconoscere e validare questo dolore, senza minimizzarlo.

Allo stesso tempo, è cruciale comprendere che nel contesto della PMA (Procreazione Medicalmente Assistita), l’aborto o altri tipi di fallimenti possono accadere. Affrontare il tema dei limiti e del fallimento è fondamentale per prepararsi emotivamente e psicologicamente.

Dolore ed emozioni

L’aborto può suscitare una gamma di emozioni intense: tristezza, rabbia, senso di colpa e frustrazione. Queste emozioni possono essere amplificate dal contesto della fecondazione assistita, dove ogni passo è monitorato e ogni risultato è atteso con trepidazione. È essenziale avere uno spazio sicuro dove poter esprimere questi sentimenti.

Riconoscere i propri limiti e la possibilità di fallimento è una parte importante del percorso di fecondazione assistita. È naturale sperare nel successo, ma è altrettanto importante essere preparati a eventuali ostacoli. Questo non significa perdere la speranza, ma piuttosto costruire una resilienza emotiva che permetta di affrontare le difficoltà senza sentirsi sopraffatti.

L’importanza del supporto psicologico

Rivolgersi a un professionista esperto, Terapie come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) possono aiutare a elaborare il trauma e a trovare nuovi equilibri emotivi. Il supporto psicologico può essere determinante non solo nei momenti di dolore, ma anche nella preparazione ad affrontare l’intero percorso con maggiore consapevolezza.

Parlare con il partner e con il proprio medico è cruciale. La comunicazione aperta può aiutare a costruire un supporto reciproco e a prendere decisioni informate per il futuro. È importante anche coinvolgere eventuali altri membri della famiglia o amici stretti che possono offrire ulteriore sostegno.

Conclusioni

Nonostante il dolore e i possibili fallimenti, molte coppie trovano la forza di continuare il loro percorso. Ogni esperienza, anche la più dolorosa, può diventare una fonte di crescita personale e di coppia. Affrontare e superare insieme queste sfide può rafforzare il legame e preparare il terreno per future possibilità.

Ricordate, ogni percorso è unico e il vostro viaggio merita rispetto e comprensione. 

 

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Il percorso di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) è già, di per sé, un’esperienza emotivamente intensa e talvolta stressante. Tuttavia, quando si affronta questo processo con un passato segnato da traumi non elaborati, le difficoltà possono amplificarsi in modi spesso sottovalutati.

La Dr.ssa Giulia Piergallini, psicoterapeuta del Centro B-Woman, in questo articolo ci parla di come i traumi pregressi possono condizionare il percorso di PMA.

I traumi del passato 

I traumi pregressi, che possono includere esperienze di aborti, perdite importanti o altri eventi, lasciano un’impronta profonda sulla psiche umana. Il cervello traumatizzato vive in uno stato di allerta costante, anche quando la minaccia non è più presente, influenzando direttamente la capacità di gestire nuove situazioni di stress. Nel contesto della PMA, questo può risultare particolarmente pericoloso.

Quando il trauma non è stato elaborato adeguatamente, il cervello rimane imprigionato in una sorta di ciclo emotivo, in cui le nuove sfide – come le incertezze e i fallimenti tipici del percorso di PMA – vengono vissute non come eventi separati, ma come una continuazione del trauma originario.

È come se la mente non fosse in grado di distinguere il passato dal presente, aumentando il rischio di rivivere le emozioni negative associate ai traumi precedenti.

La vulnerabilità durante il percorso di PMA 

Uno degli aspetti più rilevanti in questo contesto è la vulnerabilità del cervello già traumatizzato. Durante il percorso di PMA, l’ansia, il timore di un fallimento o la possibilità di una nuova perdita possono mettere a dura prova la capacità di resistenza emotiva, generando reazioni sproporzionate o addirittura ostacolando il successo del trattamento.

Studi neuroscientifici hanno dimostrato che un trauma passato può alterare il modo in cui il nostro sistema nervoso reagisce agli eventi stressanti: il corpo rimane “sintonizzato” sulla minaccia, aumentando i livelli di cortisolo e attivando costantemente la risposta di “lotta o fuga”.

Questo stato prolungato di stress cronico può avere un impatto significativo sulla salute fisica e sulla fertilità stessa.

La componente simbolica

Inoltre, c’è un’importante componente simbolica da considerare. La PMA rappresenta per molte coppie una possibilità di realizzazione, di vita e speranza.

Tuttavia, per chi ha subito traumi significativi, questo percorso può attivare un conflitto interiore. La paura della perdita e del fallimento può diventare così opprimente da bloccare il processo stesso, con il rischio di innescare una sorta di “autoprotezione emotiva” che limita la capacità di lasciarsi andare e accettare l’esito, qualunque esso sia.

L’importanza del supporto psicologico 

Per questi motivi, è fondamentale che le coppie che si apprestano ad affrontare un percorso di PMA e che hanno vissuto eventi traumatici in passato, ricevano un adeguato supporto psicologico.

Lavorare sui traumi, elaborare il dolore e il lutto pregresso non significa “cancellare” ciò che è accaduto, ma trasformarlo in qualcosa di gestibile e sopportabile. Solo così si può creare uno spazio emotivo sicuro in cui affrontare le difficoltà del presente senza essere intrappolati dalle ombre del passato.

 

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Uno dei temi più frequenti affrontati in terapia dalle coppie che si sottopongono a trattamenti di fecondazione assistita è il rimpianto per non aver cercato di avere figli in età più giovane.

Questo rimpianto, vissuto come un’occasione mancata, può diventare una sorta di condanna, poiché la coppia percepisce l’impossibilità di tornare indietro e fare scelte diverse. Tuttavia, affrontare questo percorso dominato dal rimpianto può essere rischioso, poiché tende a bloccare la coppia in uno stato di stallo, dal quale è difficile uscire se non si cerca di rivedere la propria prospettiva di vita.

In questo articolo la Dott.ssa Valentina Berruti approfondisce l’argomento.

Scelte di vita e contesto sociale

È innegabile che la società odierna renda difficile per molti giovani formare una famiglia in tempi brevi. Assumersi la totale responsabilità di questa situazione può essere dannoso, poiché porta a un’illusione di controllo totale, che ovviamente non è realistica. Per questo motivo, è importante non attribuirsi tutta la colpa per le scelte fatte, le quali sono anche il risultato di un contesto sociale che spesso ritarda la possibilità di raggiungere un’indipendenza economica e di mettere su famiglia in tempi brevi.

Inoltre, non è sempre possibile trovare la persona giusta nei tempi biologici ideali per avere un figlio, e non possiamo biasimarci per questo. Fare un figlio nel momento sbagliato o con la persona sbagliata può essere altrettanto complicato, con il rischio di crescere dei figli in contesti familiari squilibrati, caratterizzati da conflitti e insoddisfazione per tutti i membri della famiglia.

Per questo motivo, anziché vivere nel rimpianto, le coppie che intraprendono il percorso della fecondazione assistita dovrebbero iniziare a rispettare la loro storia per quello che è.

Imparare a rispettare la propria storia

Nessuno può sapere se avere figli prima avrebbe reso il percorso più facile. Nessuno può prevedere come sarebbe stata la vita se avessimo fatto scelte diverse. È quindi più produttivo fermarsi un attimo, raccogliere e rispettare le scelte fatte, poiché sono quelle stesse scelte che ci hanno portato a essere le persone che siamo oggi.

Rinnegare la propria storia è una mancanza di rispetto verso se stessi, che potrebbe nascondere altre questioni non risolte. È fondamentale comprendere il significato di quel rimpianto, per poi metterlo da parte e andare avanti con la propria vita. Anche se le cose non stanno andando come avevamo previsto, non è detto che il futuro debba essere negativo. Anziché rimanere intrappolati nel rimpianto, sarebbe utile rispettare la propria storia, andare avanti con speranza e accettare la vita con la consapevolezza che siamo noi a dare valore alle cose che ci accadono.

Per tutti questi motivi, il lavoro in terapia deve essere orientato ad accogliere quel rimpianto, ma anche a definirne i confini, affinché non ostacoli un futuro che potrebbe rivelarsi sorprendentemente positivo.

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Molte persone che si approcciano ai trattamenti di Fecondazione Assistita dopo i 40 anni si chiedono se sia giusto fare un figlio a questa età. Non esiste una risposta univoca, poiché vanno considerati elementi come l’età dell’altro partner, la rete sociale, la situazione economica e le possibilità di supporto familiare.

In questo articolo la Dott.ssa Valentina Berruti approfondisce l’argomento.

L’età media delle donne che accedono ai trattamenti di PMA 

Negli ultimi anni, il trend è cambiato. Secondo una relazione al Parlamento del Ministero della Salute, l’età media delle donne che si sottopongono a un trattamento di fecondazione assistita con ovociti donati è di 41,8 anni. Questo indica che molte donne hanno dovuto rimandare la maternità per motivi che vanno dalla realizzazione personale alla difficoltà di trovare una relazione stabile quando si è concentrati su altri aspetti della vita.

Il ritardo nel progetto genitoriale genera spesso rimpianti per non averci pensato prima e sensi di colpa per scelte che, col senno di poi, vengono giudicate sbagliate, poiché con l’aumentare dell’età diminuisce la fertilità e la probabilità di concepire naturalmente.

Fino a che età è giusto considerare la possibilità di avere un figlio?

Una delle domande più frequenti che ascolto in terapia è fino a che età sia giusto considerare la possibilità di avere un figlio. Il mio compito non è dare una risposta, ma capire cosa significhi per quella coppia avere un figlio e quanto l’età avanzata possa influenzare la relazione genitoriale. Ad esempio, la nostra società pone dei limiti per l’adozione, stabilendo che tra l’adottando e il futuro genitore non ci debba essere una differenza di età superiore ai 45 anni. Nella fecondazione assistita, il limite di buon senso è fissato a 50 anni. È importante comprendere cosa sia realmente giusto per il futuro figlio.

È altrettanto fondamentale che la coppia sia d’accordo nella scelta di avere un figlio tardi e sia consapevole dei limiti non solo pratici, ma anche psicologici.

Il discorso è complesso e non si può semplificare affermando che superata una certa età non sia possibile avere figli. In Italia, l’età media di vita è di 82,4 anni (dati ISTAT 2020), ma questo dato non può essere preso come riferimento per fare un figlio.

Da un punto di vista psicologico, va compreso come la coppia viva l’idea di avere un figlio in età avanzata.

Una valutazione onesta delle proprio motivazioni, risorse e capacità è fondamentale

In definitiva, la decisione di diventare genitori dopo i 40 anni dipende dalle circostanze individuali e dalle risorse disponibili per garantire il benessere dei figli. Una valutazione attenta e onesta delle proprie motivazioni, risorse e capacità è fondamentale, così come l’apertura a ricevere supporto da professionisti della salute mentale, se necessario, per affrontare eventuali preoccupazioni o ansie.

Non è raro incontrare coppie in terapia che mi chiedono se sia giusto decidere di avere un figlio tardi e con una tecnica di fecondazione assistita. La risposta va cercata nelle loro motivazioni profonde e nella loro capacità di affrontare le sfide che questa scelta comporta. Va compreso il significato di questa domanda e se la coppia considera la propria età un limite o una risorsa.

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La fecondazione assistita è un percorso che può portare con sé molte emozioni, è un percorso dalle molteplici sfaccettature ed emotivamente impegnativo. Le coppie che intraprendono questo cammino possono affrontare numerose sfide psicologiche, come stress, ansia, senso di colpa e paura del fallimento.

In questo contesto la terapia EMDR può essere un valido supporto al percorso di Fecondazione Assistita.

La Dr.ssa Giulia Piergallini,  psicoterapeuta del Centro B-Woman, in questo articolo ci parla della terapia EMDR (Eye Movement Desensebilization and Reprocessing), un potente strumento che aiuta a elaborare traumi e difficoltà emotive.

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La transizione verso una dieta gluten free dopo una diagnosi di celiachia rappresenta una sfida, sia per gli adulti che per i giovani pazienti. Molte persone, per mancanza di tempo o di una consulenza nutrizionale adeguata, finiscono per affidarsi a prodotti industriali senza glutine.

In questo articolo, la Dr.ssa Giulia Verdone ci parla di celiachia e dei rischi per la salute dei prodotti senza glutine.

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