Marzo mese della consapevolezza dell’endometriosi: una corretta alimentazione può aiutare?

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L’endometriosi è una patologia infiammatoria estrogeno-dipendente, caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina, che si stima colpire circa il 10% delle donne in età fertile.


“Sempre più studi ci mostrano come esista uno stretto legame tra alimentazione ed endometriosi, afferma Mariachiara Allori, biologa nutrizionista dei centri B-Woman di Milano e Torino. L’alimentazione, infatti, è in grado di contribuire alla riduzione degli indici infiammatori, limitando la sintomatologia e la progressione della patologia. Inoltre, continua la nutrizionista, mediante la scelta di specifici alimenti e modalità di cottura è favorire l’equilibrio dei processi fisiologici chiave quali la contrattilità muscolare, il metabolismo degli estrogeni e la sintesi delle prostaglandine, che sono i principali imputati del dolore percepito”.

Come fronteggiare la sintomatologia e progressione della patologia?

Ecco alcuni consigli della Dr.ssa Allori per fronteggiare la sintomatologia e la progressione della patologia:
• innanzitutto limitando i segnali pro-infiammatori, come per esempio gli alimenti molto processati o contaminati e gli acidi grassi saturi e trans;
• apportando nella dieta alimenti ricchi in composti bioattivi ad azione antiossidante, come per esempio le spezie ricche in polifenoli, o in sostanze antinfiammatorie e/o anti-proliferative come la curcumina, il gingerolo e la capsaicina (presenti rispettivamente nella curcuma, nello zenzero e nel peperoncino);
• consumando una buona quota di verdura di stagione, preziosa per la fibra e i micronutrienti come per esempio le vitamine C ed E, alleate contro lo stress ossidativo e utili nei casi di dismenorrea, dispareunia e dolorabilità;
• evitando carenze, per esempio la vitamina D gioca un ruolo importante anche nell’immunità locale;
• sostenendo il microbiota intestinale anche con cibi fermentati, come il kefir e lo yogurt intero bianco;
• valutando un’apposita integrazione a sostegno del microbiota intestinale e/o vaginale;
• supportando il giusto rapporto omega 3 – omega 6, per esempio preferendo il pesce alla carne (soprattutto se da allevamenti intensivi), per il suo contenuto in omega 6 che, in quanto precursori delle prostaglandine, sono potenzialmente in grado di peggiorare i crampi a livello uterino.

 

Fonti

[PMID: 36199735], [PMID: 34063835], [PMID: 36558442], [PMID: 36362056]


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