Bambini nati da fecondazione eterologa: raccontare oppure no, le loro origini?. La “consapevolezza” della scelta

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È questa una delle domande più comuni – spiega Valentina Berruti, psicologa e psicoterapeuta del Centro B-Woman – che i pazienti mi chiedono.

Qual è il compito del terapeuta?

“A mio parere il compito del terapeuta non è quello di spingere le coppie a fare una scelta piuttosto che un’altra, ma di avere uno spazio dove analizzare il significato dei propri dubbi e dell’eventuale scelta. Uno degli elementi più importanti, infatti, è che la coppia abbia avuto uno spazio di confronto che gli consenta di comprendere qual è la scelta migliore per quella tipologia di famiglia”.

E’ fondamentale “raccontare” e non “rivelare” a un figlio le proprie origini 

“È indubbio, però, che privare il bambino di informazioni indispensabili per la costruzione del proprio sè significherebbe privarlo della possibilità di costruire in maniera adeguata la propria identità. I bambini sono attenti osservatori ed è molto facile che arrivino a percepire la presenza di qualcosa che gli è nascosto e questo può trasformarsi in un sentimento di sfiducia verso se stessi e quindi anche verso gli altri. Ma neanche “rivelargli” le proprie origini, perché già il termine “rivelazione” implica la manifestazione di fatti nascosti, segreti. Più che “rivelare”, quindi, la famiglia dovrebbe “narrare” al proprio figlio la sua storia in quanto il termine implica semplicemente l’atto di raccontare qualcosa che è accaduto e che fa parte del modo in cui alcune persone possono venire al mondo. Le tecniche di fecondazione assistita, infatti, introducono un elemento di “diversità”, dato dal fatto che il concepimento non avviene in modo spontaneo. La differenza nella famiglia deve poter essere accolta, elaborata ed integrata nel vissuto familiare. Raccontare il percorso della fecondazione eterologa è fondamentale per accompagnare il figlio verso la costruzione di un’identità stabile e coerente in cui sia possibile, per lui, riconoscere una continuità tra passato, presente e futuro.

Importante

In questi casi, il ruolo dello psicologo, a mio avviso – conclude la Dr.ssa Berruti – non deve essere quello di dire alla coppia cosa fare, ma trasmettere quella consapevolezza che porterà i genitori a prendere la decisione che riterranno più giusta per la propria famiglia”.

Fonti:
– Riccio M. “La diversità d’origine. Il modello sistemico-relazionale nei nuovi scenari di genitorialità” FrancoAngeli 2021.


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