Su AdnKronos Salute, intervista alla Dr.ssa Gemma Fabozzi “La biologa, plastica minaccia fertilità, ecco come ridurre i rischi”

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Su Adnkronos salute intervista di Barbara Di Chiara alla Dottoressa Gemma Fabozzi sulla relazione tra plastica e rischio di infertilità. Per sapere com’è possibile ridurre i rischi leggi l’articolo che riportiamo per esteso

La biologa, ‘plastica minaccia fertilità, ecco come ridurre i rischi’

Contiene Bpa e ftalati, interferenti endocrini presenti in oggetti di uso comune

 

di Barbara Di Chiara

Contenitori per il cibo, piatti, bicchieri. Ma anche tappetini per le palestre e guanti monouso nei supermercati. Gli oggetti di uso comune in plastica possono rappresentare un rischio per la salute, in primis per la fertilità. “Sempre più studi scientifici mostrano che la salute riproduttiva è influenzata dai cosiddetti ‘interferenti endocrini’, ossia sostanze chimiche sia naturali che sintetiche presenti nell’ambiente che possono mimare, interferire o bloccare la normale attività ormonale di un individuo”. E di ‘endocrine distruptor’ la plastica è ricca: “Soprattutto Bisfenolo A e ftalati“, spiega all’Adnkronos Salute Gemma Fabozzi, ricercatrice embriologa del centro Genera e responsabile del centro salute donna B-Woman di Roma.

“Il bisfenolo A (Bpa) – evidenzia l’esperta – è uno degli interferenti endocrini più conosciuti e studiati. E’ comunemente usato per la produzione delle plastiche in policarbonato, per attrezzature sanitarie, compositi dentali, lenti a contatto, lenti per occhiali, giocattoli, supporti di memorizzazione e pellicole per finestre ma, soprattutto, il Bpa è uno dei materiali a contatto con gli alimenti, poiché viene utilizzato per la fabbricazione di materiali plastici come imballaggi, utensili da cucina e pareti di lattine per isolare il cibo dal metallo, impedendone la corrosione. Purtroppo, nel 2007 è stato dimostrato che il Bpa può migrare da questi utensili penetrando negli alimenti durante il contatto. È stato anche dimostrato persino che il Bpa potrebbe essere rilasciato dai biberon. Inoltre, è stato scoperto che tutte le operazioni come il lavaggio o il riscaldamento possono stimolare il rilascio di Bpa e di conseguenza causare un aumento della sua concentrazione negli alimenti”, assicura Fabozzi.

“Il Bpa – spiega l’esperta – è simile agli estrogeni e ha la capacità di interagire con i recettori di questi ormoni, stimolarne e alterarne la produzione. Numerosi studi hanno dimostrato che il Bpa ha effetti tossici sia per l’apparato riproduttivo femminile, a livello dell’ovaio e utero, che per quello maschile, a livello della prostata, anche con dosi al di sotto della soglia di sicurezza. In particolare, gli effetti avversi sulle ovaie e sull’utero sono stati confermati sia da studi epidemiologici che da studi su modelli animali, sia in vivo che in vitro: le donne sterili hanno livelli di Bpa più elevati rispetto alle donne fertili. Inoltre, diversi studi hanno messo in luce che il Bpa potrebbe svolgere un ruolo importante nella patogenesi dell’endometriosi e della sindrome dell’ovaio policistico, importanti cause femminili di infertilità. Nell’uomo sono stati dimostrati effetti negativi del Bpa sulla qualità degli spermatozoi in termini di numero, motilità e morfologia oltre che a ridotto desiderio sessuale e aumento di disfunzioni erettili e difficoltà ad eiaculare”.

Altra minaccia è rappresentata “dagli ftalati, sostanze chimiche sintetiche utilizzate in molti oggetti di consumo, inclusi prodotti per la cura della persona, e come eccipienti nei farmaci e negli integratori alimentari. Come plastificanti, gli ftalati sono presenti in pavimenti, coperture, moquette, tende da doccia, imballaggi per alimenti e bevande, parti automobilistiche e persino nei giocattoli per bambini. Come matrici e solventi, gli ftalati si trovano nei cosmetici che vanno da spray per capelli e profumi a pesticidi, adesivi e lubrificanti. Come eccipienti, sono incorporati nel rivestimento dei farmaci orali e negli integratori alimentari che vanno da alcuni oli di pesce ai probiotici. E anche gli ftalati, così come il Bpa, agiscono da interferenti endocrini ripercuotendosi in modo negativo soprattutto sul sistema riproduttivo, sia maschile che femminile”.

“Se da una parte le evidenze scientifiche mostrano gli effetti negativi dell’esposizione a sostanze tossiche come Bpa e ftalati – dice Fabozzi – la buona notizia è che ognuno di noi può modificare il proprio stile di vita riducendo l’esposizione a tali sostanze. Ecco alcuni accorgimenti utili”:

1) Eliminare la plastica dalla cucina: contenitori per il cibo, piatti, bicchieri, mestoli e altri utensili, soprattutto quelli che si utilizzano a diretto contatto con fonti di calore, ad esempio i mestoli.

2) Evitare di lavare la plastica con acqua troppo calda o detergenti aggressivi: la plastica usurata perde maggiormente sostanze chimiche tossiche. Preferire il lavaggio a mano in acqua fredda e non usarli mai nel microonde o con cibi e bevande troppo caldi anche se riportano la dicitura ‘Bpa free’.

3) Fate attenzione ai cibi delle rosticcerie/pizzerie che consegnano cibo in contenitori di plastica. Alcuni studi hanno dimostrato che le persone che mangiano più spetto questa tipologia di alimenti presenta in media livelli più alti di Bpa nel sangue. La scelta migliore per la propria salute resta sempre preparare il cibo a casa e portarlo con sé in contenitori di vetro.

4) Attenzione al consumo di cibo in lattina. Es. pomodori, legumi, frutta etc. Il Bpa è una delle componenti che riveste le lattine e quanto più l’alimento è acido, maggiore è la probabilità che il Bpa migri nel cibo.

5) Attenzione a maneggiare carta termica come scontrini, fax etc.: si tratta di un’ulteriore fonte di Bpa, per cui, è bene lavarsi le mani il prima possibile dopo averli toccati.

6) Attenzione a tutto ciò che è fatto con la plastica morbida, esempio il polivinilcrolide o Pvc: di solito contiene ftalati. Ecco alcuni esempi: tovagliette per la tavola e tappetini delle palestre che possono rilasciare ftalati nell’aria pronti all’inalazione, oppure confezioni degli alimenti che a contatto diretto con il cibo lo trasmettono per via diretta, come cibo confezionato nella plastica trasparente oppure i guanti monouso che in alcuni negozi vendono utilizzati per maneggiare il cibo.

FONTE: AdnKronos SALUTE


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