Menopausa precoce: come curare le ferite emotive?

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La menopausa precoce o fallimento ovarico prematuro (POF) è una condizione in cui le ovaie smettono di funzionare correttamente prima dei 40 anni, ossia non rilasciano più ovuli e non producono più ormoni.

Questa situazione può essere transitoria o permanente: in quest’ultimo caso si parla di menopausa prematura, che riguarda circa l’1% delle donne in età riproduttiva e circa lo 0,1% delle donne al di sotto dei 30 anni. Diverse possono essere le cause: da fattori genetici a malattie autoimmuni o, più raramente, infezioni. In alcuni casi può essere anche idiopatica – quando non si conosce la causa – oppure iatrogena, cioè una conseguenza di cure mediche come interventi chirurgici di asportazione delle ovaie (per esempio per endometriosi), chemioterapia o radioterapia.

“Qualsiasi sia la causa, però, afferma Federica Faustini, psicologa e psiterapeuta del centro B-Woman, il risultato è che le donne colpite da questa patologia si ritrovano molto giovani a fare i conti con il trauma e con un lutto, anzi tre lutti. Trauma – continua la psicologa – perché questa patologia viene vissuta dalla donna come una minaccia al proprio sistema di sopravvivenza fisica, è, inoltre, qualcosa che va oltre le proprie aspettative e che la porta a sentirsi isolata e sola”.

Ci sono poi i tre lutti, spiega la d.ssa Faustini:

• Il lutto della giovinezza: donne che hanno meno di 40 anni che si sentono magari mentalmente anche più giovani, ma che biologicamente hanno a che fare con qualcosa che si aspetterebbero in età più avanzata e che, anche se non si vedono vecchie fisicamente ci si sentono internamente, avvertono cioè l’ingresso nella vecchiaia fino a quel momento neppure immaginata;
• Il lutto della fertilità: relativo all’impossibilità di concepire un figlio naturalmente;
• Il lutto del patrimonio genetico: perchè a volte per queste coppie l’unica opzione è quella di ricorrere alla donazione di gameti.
Le risposte emotive – prosegue la psicoterapeuta – sono proprio simili a quando si perde qualcuno, perché queste donne arrivano in consultazione che sono letteralmente sotto schock: i pensieri sono confusi, ci sono paure, tante domande irrisolte del tipo: come farò ad adattarmi a questo? come lo affronterò? cosa mi succederà? cosa succederà alla relazione di coppia? cosa è giusto fare rispetto al progetto genitoriale? Ma soprattutto c’è la rabbia dovuta al fatto di subire qualcosa che sentono personalmente e socialmente inaccettabile e tanta paura su come questo aspetto possa influire negativamente nella relazione di coppia, paura di essere lasciate, di non essere capite, paura di un invecchiamento anche estetico. C’è una disperazione. La depressione arriva di conseguenza al timore di non sentirsi più donna, come se la propria identità venisse improvvisamente “risucchiata” dal vuoto dell’assenza: di ciclo, di fertilità, di maternità futura, dello stesso profumo di donna. Sebbene giovani, infatti, presentano tutti i sintomi simili alle donne dell’età delle loro madri che stanno andando in menopausa e nello stesso tempo affrontano la prospettiva di non avere mai un figlio biologico. Collegato a ciò, subentra poi un senso di colpa verso il partner, perchè questa patologia lo sta privando dell’esperienza della genitorialità naturale, vengono condivise le ferite dell’infertilità e valutate insieme le varie scelte: optare per una donazione di gameti, un’adozione o di rinunciare ad un figlio. C’è poi un’ansia sociale, imbarazzo e vergogna soprattutto in pubblico se si hanno sintomi come vampate di calore, che vengono viste come imbarazzanti. Queste donne – continua la Dr.ssa Faustini – hanno bisogno di informazioni precise, di capire anche cosa aspettarsi. In questi casi la consulenza di coppia è utile per affrontare l’impatto di queste condizioni sulla relazione coniugale mentre si persegue il trattamento dell’infertilità. Spesso a queste ultime viene data la diagnosi della menopausa precoce e successivamente l’opzione della donazione di ovociti, senza pensare alla necessità di farle adattare psicologicamente a questa diagnosi devastante prima di perseguire la costruzione familiare alternativa. La consulenza e il supporto, consentono a queste donne e ai loro partner il tempo e l’opportunità di affrontare il lutto per le loro perdite al fine di abbracciare l’opzione del donatore.

L’importanza del partner nell’accettazione della menopausa precoce

“Il ruolo del partner – spiega la Dr.ssa Faustini – fa spesso la differenza nell’accettazione della diagnosi: se ci sono una base sicura, un attaccamento profondo e una comprensione degli stati d’animo della donna, allora le reazioni femminili sono meno spigolose e acute e si adattano più velocemente. Il rischio, invece, è il silenzio intorno a ciò che si prova, avvertendolo come un tabù di cui è meglio non parlare. Le amiche non possono capire se non vivono lo stesso problema e il timore è quello di non sentirsi più alla pari. Il partner potrebbe preoccuparsi e non guardare più con lo stesso interesse alla femminilità della sua donna. Le donne giovani con bimbi per mano o in carrozzina diventano un incubo, anche se non si conoscono. Si inizia ad evitare luoghi frequentati da bambini o conoscenti che sono in gravidanza”.

Come curare e gestire queste ferite emotive?

“Prima di tutto ogni donna deve imparare a rinascere tutte le volte che cambia e questo concetto è alla base di tutto continua la Dr.ssa Faustini. Deve solo capire in che modo, elaborare il cambiamento e gestirlo di conseguenza. I sintomi della menopausa precoce sono causati da un’alterazione del sistema di termo-regolazione dovuto allo squilibrio ormonale tipico della menopausa e vengono avvertiti come una sensazione intensa e improvvisa di calore al volto, aumento del battito cardiaco, sudorazione, seguiti da imbarazzo e vergogna. Oltre a essere fastidiose, le vampate di calore e la sudorazione notturna possono anche causare difficoltà legate al sonno e determinare alterazioni dell’umore e far sentire la donna emotivamente instabile arrecandole in alcuni casi un’intensa sofferenza psicologica. Inoltre dalle normali fluttuazioni del tono dell’umore, dovute in parte al ruolo degli estrogeni, si può passare a forme gravi di depressione clinica o ansia patologica per cui è necessario un intervento psicoterapeutico. In questo modo è possibile che alle normali manifestazioni fisiologiche della menopausa possano sovrapporsi sintomi psicologici di ansia e/o depressione senza che ce ne rendiamo conto. A volte, infatti, a generare ansia sono i sintomi menopausali mentre in altri casi, questi vengono provocati e/o intensificati da stati ansiosi preesistenti e indipendenti dalla menopausa. Inoltre, mentre i sintomi vasomotori tendono velocemente a scomparire con il ripristino omeostatico del sistema di termoregolazione, l’ansia generata dai pensieri sui sintomi vasomotori perdura per tutto il tempo speso a pensarci. Non a caso, il “worry”, ovvero la tendenza a rimuginare, è uno dei principali meccanismi di mantenimento degli stati ansiosi”.

“Ecco alcuni comportamenti da adottare per contrastare ansia e stati depressivi:

focalizzazione dell’attenzione sui sintomi fisiologici menopausali per assicurarsi che non si stiano intensificando;
rassicurare sé stesse per ridurre l’ansia come ad es. tenere una bottiglietta di acqua in borsa, respirare in un sacchetto;
evitare “isolamento sociale” ossia di uscire per il timore di apparire ridicole di fronte a parenti e amici, perché ciò rende la donna in menopausa più vulnerabile allo sviluppo di sintomi depressivi;
assumere un atteggiamento proattivo volto a contrastare l’inerzia e la passività tipica degli stati depressivi;
evitare le distorsioni cognitive ossia quei pensieri che alterano la realtà dei fatti facendola apparire di solito peggiore di quello che è, come ad esempio il pensiero tutto o nulla tipo “o sei fertile o la tua presenza non ha valore sociale”, “sono in menopausa, dunque sono una donna finita”;
concedersi un tempo e uno spazio per elaborare il dolore che si sente, non pretendere di reagire subito, la capacità di adattarsi ad una patologia richiede del tempo; elaborare il lutto significa dare spazio al dolore che si sente in reazione alla perdita (salute, status, autostima, del bambino desiderato, giovinezza);
liberare le emozioni dirigere la rabbia verso qualcosa, la paura, il senso di colpa anche se bisogna ricordarsi che non è colpa nostra se una parte di noi non funziona come vorremmo;
riuscire ad affrontare e superare le difficoltà e la sofferenza, trasformando quest’ultima e la situazione di crisi in una risorsa e in un’opportunità di crescita (la cd. resilienza).
Attraverso queste specifiche tecniche cognitivo-comportamentali – conclude l’esperta – è possibile arrivare alla ristrutturazione cognitiva e migliorare la qualità di vita della donna.
La menopausa precoce, infatti, implica una riformulazione del concetto di sé, della propria immagine e del proprio ruolo personale, di coppia, familiare e sociale. Vi è, dunque, la necessità di modificare aspetti della propria vita che sembravano ormai consolidati, insomma è necessario reinventarsi”.


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