Come affrontare con il mondo esterno il tema della donazione di gameti?

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La Dr.ssa Valentina Berruti, psicologa e psicoterapeuta del centro B-Woman risponde alla quarta domanda della Rubrica “La posta di B-Woman”.

Domanda

“Cara Dr.ssa sono una mamma di una bimba di 3 anni avuta con ovodonazione e, sebbene abbiamo iniziato a parlarne con nostra figlia, abbiamo il timore di affrontare questo tema con gli amici e i familiari per paura che nostra figlia possa subire dei rifiuti. Cosa ne pensa, facciamo male?”

Risponde la Dr.ssa Valentina Berruti psicologa e psicoterapeuta esperta nel supporto alle coppie infertili.

Risposta

Molte coppie che hanno affrontato la fecondazione con donazione di gameti mi chiedono di aiutarli a gestire l’esterno. Nel narrare le origini fin dall’ inizio alcuni genitori hanno il timore che il figlio o la figlia possa essere oggetto di domande o di reazioni che possano in qualche modo ferirli o farli sentire “diversi”. Premettendo che quando si decide di narrare le origini ai propri figli si perde il controllo dell’informazione è fondamentale farsi una domanda: perché sono così preoccupato dell’esterno? Se la famiglia ha elaborato la scelta della narrazione delle origini perché ci si dovrebbe preoccupare dell’esterno?

Le famiglie che hanno deciso di narrare le origini ai propri figli, infatti, dovrebbero averli preparati sul fatto che alcune persone potrebbero non comprendere la loro storia e che non ci sarebbe nulla di male se chi non conosce questa tecnica di fecondazione assistita ne rimanesse stupito o incuriosito. Insomma se ai propri figli si danno gli strumenti per gestire il mondo esterno perché ci si dovrebbe preoccupare? Oltretutto, anche nel caso in cui il figlio possa essere oggetto di un ipotetico bullismo, che reale problema ci sarebbe se dietro c’è una famiglia che supporta il figlio e ci parla insieme per trovare una soluzione ad un eventuale situazione poco piacevole? Il compito di ciascun genitore non dovrebbe essere quello di insegnare ai figli a gestire le difficoltà della vita?

Pur comprendendo che è lecito preoccuparsi di come il mondo esterno potrebbe reagire, vorrei rassicurare le famiglie che in generale, qualsiasi informazione fuori dalle opinioni, o conoscenze comuni, potrebbe essere oggetto di critiche.

Detto questo ricordiamoci che, se la famiglia ha elaborato la scelta in maniera equilibrata anche il figlio avrà gli strumenti per elaborarla in questo modo. Oltretutto è fondamentale ricordarsi che i figli da donazione sono anche molto altro dal modo in cui sono nati e farsi troppi problemi sulle loro origini potrebbe limitare la possibilità di questi di poter essere visti nella complessità e unicità che tutti i figli, indipendentemente dal modo in cui sono nati, ci portano. Questo per dire che se il problema non nasce in famiglia sarà molto difficile che il mondo esterno possa trattarlo, o permettersi di trattarlo, come tale.


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